Storia

LO STEMMA

Prima del 1929 lo stemma di Artogne presentava un castello con due torri. A seguito dell’unione con Pian Camuno decretata dal governo fascista, nello scudo venne introdotta anche la quercia. Una fusione simbolica che durerà fino alla ricostituzione in autonomia dei due enti, approvata dal presidente della Repubblica il 4 dicembre 1956.

artogne-stemma

Se nel vicino Pian Camuno sul cartiglio tornò a campeggiare la pianta secolare, per Artogne rimasero i due simboli affiancati, a memoria della vecchia unione.

La facoltà di fregiarsi dello stemma civico, viene concessa dal presidente del Consiglio dei Ministri in data 5 febbraio 1987.

Questa la descrizione araldica della blasonatura: (scudo) partito: nel 1° d’oro, al castello di rosso, chiuso, finestrato di quattro (due e due) e murato di nero, le due torri prive di merli; nel 2° di rosso, all’albero sradicato d’oro.

 

LA STORIA

LE ORIGINI

Il paese prende origine da un antico luogo fortificato posto sulla importante strada Valeriana che percorreva in tutta lunghezza la Valle Camonica.

La probabile etimologia del nome “Hart Thon” (fortezza recintata) potrebbe deporre in tal senso.

Non basta però un frammento di lapide romana ad attestare la presenza in loco di un pagus (borgo) romano. Forse in zona erano presenti dei recinti in cui venivano ricoverati i capi di bestiame che poi salivano in altura per l’alpeggio.

Questo sistema di allevamento, ancora diffuso sulle nostre montagne, è una pratica antichissima per sfruttare in ogni periodo dell’anno i vari prati posti appena oltre il limitare dei boschi.

 

IL MEDIOEVO

Come tutta la bassa Valle Camonica, in epoca carolingia il territorio fu donato ai monaci del convento di Tour. Attorno all’anno mille sembra che la chiesa di Sant’Andrea sia assurta a prima parrocchiale. Con l’avvento dell’economia curtense sono i vescovi ed i feudatari che la fanno da padrone.

Nel XII secolo, mediante scambi territoriali e donazioni imperiali la Valle diviene feudo del vescovo di Brescia, che nella zona investe i beni e benefici la nobile famiglia dei Brusati (12 marzo 1233).

Nel 1331 le vaste proprietà di Ghirardo Brusati, nel territorio di Artogne e Gratacasolo, furono acquistate da Zanone e Ziliolo figli di Bojaco Federici di Gorzone.

Sembra proprio da questi accorpamenti di proprietà appartenenti a famiglie nobiliari in molti casi decadute, abbia origine la potenza della famiglia Federici, che in breve tempo divenne nei suoi innumerevoli rami la più potente casata della Valle Camonica.

Per quattro secoli il ramo artognese domina nel comune tanto che ha il patronato sulla chiesa della Madonnina, proprietà ed edifici un po’ dappertutto, dal Castellino, alla Piazzola, all’Imavilla.

Oltre agli stemmi con scacchiera ed aquila, una testimonianza in tal senso è data dalla lapide murata in ingresso a casa Cotti Cometti in via 4 novembre con la scritta: “Hoc opus F.F. nobilis vis Iovhannes filis spect.s viri Reynaldi de Federiciis anno d.1471”.

 

IL DOMINIO VENETO

Dal 14 al 1797 Artogne passa sotto il dominio Veneto della Serenissima Repubblica.

I Federici si avvicinano a più riprese e secondo le convenienze politiche del momento, alla nobiltà bresciana ed al Vescovo Berardo Maggi, allora Duca di Valle Camonica.

Anche per questo motivo il ramo artognese nel 1454 viene iscritto nell’elenco dei nobili bresciani.

Il 1580 fa registrare la severa visita del Card. Carlo Borromeo, che oltre le sue prescrizioni per l’addobbo delle chiese raccomanda di stare lontani dalle idee giansenistiche e protestanti che avevano fatto la loro timida e fugace comparsa anche in valle.

Nel Catastico del redatto da Giovanni da Lezze, Artogne risulta avere una vasta autonomia comunale. La regione amministrativa comprendeva già le terre poste a mezza montagna di Piazze ed Acquebone; la terra di Artogne produceva “scarsi cereali ed uve, ma molte castagne, fieni, pere e mele”.

Fonte notevole di reddito erano appunto castagne secche e la produzione di biscotti, apprezzati anche fuori dalla Valle Camonica.

 

LA VICINIA

Dopo il periodo di dominazione dei signorotti locali nasce una certa autonomia e prendono vita le Vicinie che fino al periodo napoleonico si identificano con le municipalità. Sul piano economico ha inizio la bachicoltura il cui fiorire è testimoniato dall’antica filanda in via Alberzoni.

 

IL XIX E IL XX SECOLO

Con la Repubblica Cisalpina, Artogne entra nel dipartimento bergamasco del Serio e perde la sua autonomia comunale.

Dopo la restaurazione post napoleonica tutta la Valle Camonicapassa sotto il dominio austriaco e durante le guerre risorgimentali alcuni artognesi partecipano a questi aneliti di italianità.

Artogne dopo la proclamazione del Regno d’Italia è nuovamente aggregata amministrativamente a b

Brescia. Durante il ventennio fascista nel 1927 avviene la fusione con il comune di Pian Camuno originando “Pian d’Artogne”.

Nel 1957 riottiene l’indipendenza amministrativa e ritorna comune autonomo.